"Herself - La vita che verrà"

Introduzione

Ieri, mercoledì 24 novembre, siamo andati al Cinema del Carbone, qui a Mantova, a vedere "Herself - La vita che verrà", un film della regista britannica Phyllida Lloyd che tratta in modo particolare il tema della violenza sulle donne.

Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Perché si celebra il 25 novembre

La giornata mondiale contro la violenza sulle donne viene celebrata il 25 novembre perché, quel giorno, nel 1960, a Santo Domingo, tre sorelle furono uccise. 
Le tre donne vennero fermate per strada mentre andavano in carcere a far visita ai rispettivi mariti, furono picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone dai loro carnefici, che cercarono di far passare quella brutale violenza per un incidente.
Erano conosciute come attiviste del gruppo clandestino "Movimento 14 giugno", odiato dal governo. A causa del loro solido attivismo, nel gennaio del 1960, furono anche arrestate e incarcerate per alcuni mesi.
Le tre sorelle sono passate alla storia per il coraggio dimostrato nell’opporsi alla dittatura, lottando in prima persona per i diritti delle donne.
Il 25 novembre del 1981 avvenne il primo «Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche» e da quel momento il 25 novembre è stato riconosciuto come data simbolo.

I simboli

Le scarpe rosse

Nel 2009 l’artista messicana Elina Chauvet, ispirata dalla morte della sorella per mano del marito, decide di dare visibilità ai casi di femminicidio attraverso delle scarpe rosse. Questo perché nella maggior parte dei casi è l’unica cosa che rimane della vittima.
Il rosso invece richiama il colore del sangue versato, e simboleggia l’amore che si trasforma in odio e violenza.
Elina raccoglie così 33 paia di scarpe rosse e le espone in pubblico in fila, quasi a voler rappresentare una lunga marcia silenziosa di donne che non ci sono più. La sua iniziativa viene replicata presto in molti altri Paesi, tra cui l’Italia. Ogni anno, infatti, in diverse piazze italiane viene disposta un'intera distesa di scarpe rigorosamente rosse in rappresentanza del numero delle violenze, delle morti e dei maltrattamenti subiti dalle donne.

La panchina rossa

Quando rossa è anche una panchina, quella diventa simbolo del posto occupato da una donna che non c’è più, una donna portata via dall’odio e dalla violenza di un uomo. Sono sempre di più le città in cui si distinguono delle panchine pitturate di rosso. Poste in una piazza, in un giardino pubblico o lungo un viale, queste panchine hanno lo scopo di mantenere vivo nella memoria il ricordo di tante donne che non sono riuscite a sfuggire dai loro carnefici.

L'anfora

Pensata e realizzata dall’Unione Donne in Italia (UDI), l'anfora è simbolo della “Staffetta delle donne contro la violenza sulle donne”.
Una vera e propria staffetta, che ha visto passare di mano in mano lungo tutto lo stivale, un’anfora con due manici, così che la potessero portare due donne. Il gesto di "portare insieme" sottolinea l’importanza della solidarietà e della vicinanza di uomini e donne di fronte a temi così gravi. Ad ogni passaggio l'anfora è diventata testimone viva contro il femminicidio, arricchita dei pensieri, delle parole e delle immagini che alcune donne hanno voluto lasciare al suo interno.

La giornata arancione

Il 25 di ogni mese è la Giornata arancione (Orange Day). Nell'ambito della campagna contro la violenza sulle donne, è stato il segretario generale dell’ONU a proclamare che il 25 di ogni mese fosse un “Orange Day”, per aumentare la consapevolezza sulla violenza verso donne, ragazze e bambine.

Il film

Questo film racconta la storia di Sandra, una giovane donna e madre di due bimbe, che cerca di fuggire dalle continue violenze di suo marito, la tensione è sempre alta, perché si sa, non ci si libera facilmente da chi pretende di possedere un’altra persona. Come se non bastasse, la protagonista, si ritrova a lottare anche contro un sistema abitativo corrotto, che non le permette di mantenere un alloggio stabile e adatto a lei e alle sue figlie. La società su cui credeva di poter contare sembra non aiutarla affatto e, dopo anni trascorsi a subire, ora che finalmente ha trovato il coraggio di cambiare la sua vita, sembra impossibilitata a farlo.
Decide così di costruirsi una casa da sé: in suo aiuto interviene Peggy, la sua datrice di lavoro, che mette a disposizione i propri soldi e il terreno sul retro del suo giardino. Coinvolgendo un variegato gruppetto di persone, Sandra riesce a realizzare un nido sicuro per sé e le sue bambine, affiancandosi ad Aido, costruttore esperto e di buon cuore che ha un figlio con la sindrome di Down, alla generosa Peggy, donna tutta d’un pezzo che convive col dolore di una perdita, e a Jo, l’avvocatessa di Sandra che si batte senza sosta per far valere i suoi diritti.

Sandra inizierà a ricostruire la sua vita pezzo dopo pezzo, sicura che sarà migliore di quella vissuta finora. La casa è allora l'immagine più concreta e più metaforica dell'impresa di ricostruzione di una vita: dalla necessaria solidità delle fondamenta, al fatto che richiede un lavoro di squadra, alla destinazione finale, che porta con sé l'idea di famiglia e l'impegno a proteggere tale idea. Il significato del film sta tutto lì, in quella cooperazione tra persone comuni, un mutuo aiuto che riesce a colmare le lacune di un sistema burocratico ingolfato, a dare supporto in assenza di aiuti statali, a creare spazi di ascolto di fronte all’ottusità istituzionale.

Riflessioni

Ecco, se c’è una cosa che non capirò mai è proprio la violenza.
A parer mio, questa giornata contro la violenza sulle donne non dovrebbe neanche esistere. Letta così direte che sono pazza, ma lasciatemi spiegare. Credo che non saremmo neanche dovuti arrivare al punto di dire “no alla violenza” perché per me, in principio la violenza non dovrebbe esistere, non ne capisco il senso. Ma il mondo è questo, la realtà è questa. Purtroppo ci sono tantissimi episodi di violenza, di qualsiasi tipo e contro qualsiasi essere vivente. Quindi, a questo punto, dato che le donne sono le principali vittime di queste violenze, credo sia più che giusta la giornata contro la violenza sulle donne, anche se penso che purtroppo non sia una giornata come questa a cambiare davvero le cose.

Credo che trovarsi in situazioni del genere, è come trovarsi in una sorta di limbo, non capisci più niente non sai che fare. Anche se mi risulta difficile mettermi nei panni di una donna che subisce violenze ripetutamente, mi sento solo di dire che è dura, ma ci vuole coraggio, ci vuole coraggio a denunciare prima che sia troppo tardi e ci vuole coraggio a parlare, bisogna smettere di tacere.
Mi auguro solo che tra qualche anno ci sia un mondo e una società migliore, io ci credo davvero in un mondo più unito, senza odio, senza violenze e senza discriminazioni.

Conclusione

Sinceramente non avevo alte aspettative sul film, non pensavo si potesse creare una storia così veritiera e toccante su un tema come la violenza sulle donne, invece sono rimasta stupita. Vedere questo film mi ha fatto riflettere ancora una volta sulla stupidità di certe persone perché, diciamocelo chiaramente, se fai violenza sei stupido.

Commenti

Post popolari in questo blog

"Indovina chi viene a cena?"

Seminario “Con gli occhi di un altro - Fotografia e storie personali”

Corso LTO Mantova - "Video storytelling"